Prevenzione e accompagnamento: percorsi pedagogici per la genitorialità

Quando la relazione di coppia inizia a scricchiolare, solitamente anche la propria paternità o maternità iniziano a risentirne, in quanto si comincia a porsi interrogativi nuovi. La continuità coppia-genitori rischia di spezzarsi, quindi è necessario iniziare a ipotizzare eventuali divisioni di responsabilità verso il partner e verso la prole. Anche in casi di risoluzione di conflitto e ritorno a una vita di coppia serena, la coppia genitoriale potrebbe solo beneficiare di un percorso riflessivo intrapreso separatamente dai coniugi rispetto alla propria paternità o maternità.

Per questo è auspicabile un lavoro riflessivo sulla propria genitorialità, prima, durante e dopo la separazione. Pati suggerisce che un buon lavoro riflessivo che consideri ampliamente la pedagogia della genitorialità, deve considerare principalmente tre punti:

  1. Identità personale e genitorialità
  2. Coniugalità e genitorialità
  3. Genitorialità e compiti educativi

Il percorso riflessivo che propone il progetto La Rosa di Gerico non è un percorso diagnostico né tanto meno terapeutico, ma pedagogico-clinico®, quindi rivolto a comprendere potenzialità, attitudini e disponibilità nella persona per affrontare eventuali criticità nella propria genitorialità sia in relazione alla coppia che nelle responsabilità educative verso i figli.

Conclusioni

Nella parola cogenitorialità, la parte più importante è il prefisso co (dal latino cum) che indica un impegno da ambo le parti all’educazione dei figli come bene assoluto. Di fronte ad una crisi definitiva della coniugalità, si parla di separazione/divorzio e assistiamo ad uno stacco linguistico netto che evidenzia la nuova situazione fra le parti. Noi utilizziamo il termine cogenitorialità sia all’interno di una famiglia ancora unita che di una coppia separata, seppure sia necessario trovare una via di applicazione differente.

Ciò che deve essere chiaro è che l’essere genitori è una questione principalmente educativa. Ecco perché questo progetto prende come punto di riferimento la riflessione pedagogica e le diverse scienze dell’educazione. Non si è scelto un approccio diagnostico e/o di cura verso le parti genitoriali. Si intende, invece, sostenere i genitori nel prendere consapevolezza delle proprie potenzialità rivolte alla cura della prole dopo la separazione. Nei fatti si intende intervenire, in ambito pedagogico, in quelle aree dove emergono maggiori criticità e che possono essere usate in sede giudiziale al solo fine di far continuare processi la cui unica utilità è riscontrabile nel portafoglio degli avvocati e nei vissuti conflittuali di un coniuge. E chi pensa ai figli?

Il “benessere del minore” (prospettiva psico-pedagogica) e il focus del supremo “interesse del minore” (prospettiva giuridica) sono i concetti chiave che guidano il progetto de “La Rosa di Gerico” che proprio in questo periodo sta prendendo corpo e si sta applicando in alcuni casi di divorzio.

In un tempo di battaglie ideologiche, di qualunquismi pedagogici, o anche a volte di interpretazioni delle norme sulla base di pregiudizi e non sui dati forniti dalla scienza, è necessario attuare modelli di azione contestualizzati che siano di supporto alle decisioni dei giudici in materia di affido condiviso, per cercare di spostare il focus dell’azione dal conflitto coniugale al benessere del bambino e quindi alla necessaria visibilità, frequenza e azione educativa di entrambi i genitori. Questo progetto, forte di una buona conoscenza scientifica e armato di principi morali, vuole offrire nuove risposte a questioni irrisolte da molti anni nei tribunali italiani.